24 novembre: Contributo delle compagne di Sinistra Critica

La manifestazione del 24 novembre afferma un nuovo protagonismo delle donne
La manifestazione del 24 novembre, nata ben prima del clima allarmistico montato nelle ultime settimane, proprio per denunciare la tragica quotidianità e “normalità” della violenza maschile sulle donne, può diventare un momento per denunciare il cinismo di tanta politica, Veltroni in testa, che non ha esitato ad utilizzare il corpo martoriato di Giovanna Reggiani per soffiare sul fuoco dell’allarme sicurezza, alla ricerca di qualche voto in più.

L’appuntamento di sabato prossimo, infatti, chiama in causa la politica assumendo un chiaro punto di vista, quello delle donne che non vogliono più essere considerate vittime da proteggere o, peggio, alibi per nuove campagne razziste, ma che rivendicano la propria libertà e autodeterminazione, fuori e contro i vincoli oppressivi di una cultura patriarcale e familista che va per la maggiore anche a sinistra.

Il dibattito di queste settimane non ha fatto altro che nascondere la realtà della violenza sulle donne che, come dicono tutti i dati, avviene principalmente tra le mura domestiche e che quindi chiama in causa gli uomini, tutti gli uomini, a prescindere dal passaporto, dal grado di istruzione, dalla condizione sociale. La violenza maschile denuncia un modello di relazione trai sessi ancora profondamente segnato, nel nostro “civilissimo” Paese, dalla subalternità delle donne ai propri mariti, padri, fidanzati. Mostra che in tutti gli aspetti della nostra vita sociale, fin dalla famiglia, gli uomini esercitano un dominio sulle donne, ne rivendicano violentemente il “possesso” e il controllo. Dire che la violenza contro le donne avviene, nella stragrande maggioranza dei casi in famiglia, significa chiamare le cose col proprio nome e cominciare a guardare la realtà: viviamo in una società patriarcale in cui la cosiddetta famiglia tradizionale, eterossessuale, svolge un ruolo di primo piano nel mantenere e riprodurre l’oppressione delle donne e che, inoltre, discrimina in modo particolare le lesbiche cui si vorrebbero imporre modelli e comportamenti. In questo quadro è quindi del tutto fuorviante e sbagliato affrontare il problema dal punto di vista repressivo e securitario, come invece fa il Pacchetto Sicurezza approvato dal governo, e bisogna chiamare in causa, oltre alle destre sessiste e razziste, un centrosinistra subalterno alle gerarchie vaticane che non esita a sacrificare sull’altare dei propri equilibri di governo la battaglia per il riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali (osteggiata proprio in nome della difesa della famiglia) o l’abrogazione della legge 40 sulle Pma, lesiva della dignità e della salute delle donne. Senza parlare delle politiche sul lavoro contenute nel protocollo sul Welfare che confermando la precarietà della legge 30 e tagliando le pensioni, condannano in primo luogo le donne alla dipendenza dalla famiglia e all’impossibilità di vivere autonomamente la propria vita.

La manifestazione del 24 novembre ha già prodotto, a nostro avviso, un grande risultato che vorremmo confermato e rafforzato da una grande partecipazione di donne in piazza. Ha riaffermato con forza una soggettività politica, plurale e composita, delle donne, capace di parlare in prima persona, di affrontare i nodi aperti del dibattito politico, sviluppando un ragionamento fortemente critico ed alternativo al sessismo razzista di chi dice “giù le mani dalle nostre donne” ma anche al familismo di chi vuole “proteggerci” senza lasciarci libere. Non a caso, quindi, l’appello della manifestazione del 24 novembre rifiuta categoricamente ogni scorciatoia repressiva e chiama in causa gli autori della violenze in prima persona, gli uomini e il loro dominio sulle donne. Per questo nelle assemblee preparatorie abbiamo convenuto sulla convocazione di “una manifestazione di donne per le donne”, non per il gusto di “escludere” gli uomini da una tematica che, come abbiamo visto, li coinvolge direttamente, ma per affermare una soggettività autonoma e libera delle donne, che rifiuti il ruolo di vittime da proteggere e parli in prima persona, senza deleghe. Perché se davvero si vuole capire ciò che abbiamo da dire lo si può fare anche osservando ed ascoltando, in silenzio per una volta. Facendo un passo indietro e riconoscendo il valore del protagonismo delle donne.

 

Le compagne di Sinistra Critica – Roma

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